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Agricoltura di Casorate Sempione 
 
 
 
Nella foto: Galli Maria e Milani Domenico i bisnonni del sig. Pierluigi Milani, che sfogliano (sfœian) il granoturco.  
Ci sono ancora persone che coltivano la terra, qualcuno per passione, pur sacrificando tempo prezioso alle loro attività  
(Sandro Andena e Gianfranco Cattoretti), altri per non lasciare la terra incolta (Mario Frison). Ce ne sono alcuni che la  
coltivano ancora con mezzi manuali, vanghe e rastrello proprio come una volta (Franco Battaglia e altri). 
 
 
Due appassionati della "terra" 
 
Gianfranco Cattoretti (alla "guida"), Sandro Andena presta momentaneamente assistenza tecnico manuale. Una sintonia di coppia particolare, qui è il caso di spendere due parole in merito, perché sono veramente degni di essere menzionati. 
Gianfranco è un direttore d'azienda molto nota in Italia e anche all'estero (paesi asiatici compresi), persona intraprendente e attiva, pur dedicando molte ore al lavoro per l'azienda durante la giornata, di sabato e di domenica (quando non è in giro per il mondo per lavoro), si dedica alla campagna e ai boschi, arando anche gratuitamente per amici con il suo trattore che si è comperato come hobby, ma che si sta rivelando una vera passione, per la natura oramai da tutti abbandonata. 
Sandro è titolare di una nota tipografia e altre attività di Casorate (e all'estero), persona schiva ma generosa, sempre pronto a dare qualcosa senza chiedere nulla in cambio (a proposito si è impegnato a stampare questo libro anche gratuitamente, dopo le promesse non mantenute da un'ex "amministrazione" comunale di un finanziamento solo a parole), anche lui, pur dedicando molte ore alle sue molteplici attività, al sabato e alla domenica si ritrova con Gianfranco e formano una coppia ben affiatata. Sandro si può definire "figlio d'arte" (suo padre era il fattore della cascina della valle), anche lui con il suo trattore ben attrezzato "scorrazza" per i campi e boschi arando e tagliando legna per sé e per altri senza alcun compenso. 
Bravi! Siete persone degne di essere "immortalati" nel mio libro (per quello che può valere) e che tutti i casoratesi e non leggendo capiscano e riflettano su come due persone così impegnate con il lavoro "d'ufficio", riescano a sacrificare tempo e danaro, trascurando (spesso) la famiglia pur di salvaguardare questa nostra terra oramai in via d'abbandono. 
 
 
Attrezzi che usavano i nostri contadini in campagna 
 
Bàger: bastone ricurvo con intaccatura sulle estremità che, appoggiato sulle spalle, permetteva di portare due secchi pieni d'acqua. 
Barèla: simile alla carriola, senza il fondo ma piana, per trasporto letame o fieno o simili. 
Bìga: carretto con due sponde laterali, chiuso davanti, aperto dietro, adibito al trasporto animali. 
Búnza: carretto con cisterna trainato dal cavallo, adibito al trasporto di “letrìna” (latrina). 
Burlúñ: rullo per spianare il terreno; di tre tipi: rülu in ferro, burèll in legno, ciürlu in sasso.  
Capunéra: stia; grande gabbia in cui si tengono i polli e simili, per ingrassarli o per trasportarli. 
Caréta: carretta. Carro a due ruote con sponde alte trainato da animali, per il trasporto di materiale vario. 
Cariœla | Caratìna: carriola. Piccola carretta a mano, con una ruota e due stanghe. 
Càss: fieno pressato sulla cascina. 
Cavàgna: paniere. Cesto di vimini, a fondo generalmente circolare, con un solo manico in cui si può infilare il braccio ; quella piccola (Cavagnœ) si usava per raccogliere frutta e altro, con quella grossa si calava il fieno dalla cascina. 
Cavìcc: cavicchio; chiodo di legno | cuneo etc. (era anche un chiodo amovibile usato per fissare oggetti ad incastro: nell'aratro, nel timone del carro, nella pialle , nella falce fienaia, per i denti del rastrello.    
Cavigéñ | Cavigétt: zipolo della botte. 
Cavigœ': picchetto che unisce il giogo al timone del carro. 
Cavigèla: perno dell'aratro. 
Cavigióna: perno inserito nell'albero orizzontale del mulino. 
Cùd: pietra dura di calcari ricchi di silice per affilare ferri da taglio. 
Cudé: porta cote. 
Èrpis: èrpice: strumento agricolo, armato di denti di ferro, per tritare il terreno già lavorato, pulirlo dalle erbe e uguagliarne la superfice. 
Falcétt: roncola. Attrezzo con lama ricurva, di diverse dimensioni, fissata a un manico di legno. 
Féñ: fieno; i tagli erano tre, a volte quattro: magéngh - (di maggio), vüstàñ - (d’agosto), terzœ (terzirolo) - terzo taglio del fieno, quartirœ (quartirolo), l'ultimo era solitamente evitato, per non "smagrire" troppo il terreno e per risparmiare il concime (rüd). 
Fèr par martelà i rànz: si fissava in un terreno duro o in un ceppo di legno e, con un apposito martello, si dava il nuovo filo alla falce. 
Forbìs di vid: forbice per potare viti, piante e frutta. 
Fúrca: forca. 
Furchétt: forca a due rebbi (denti). 
Furcialéñ: forca in legno di castano per girare il fieno. 
Furcúñ: forca a tre o quattro rebbi (denti). 
Gàia: piccone. Attrezzo a mano, con lungo manico di legno e ferro in cima; fornito anche di lama e zappa per tagliare la legna e strappare i “sciüch”, ceppaia. 
Martelìna: tipico martello usato per battere la lama della falce fienaia (rànza) su di una specie di incudinetta (fèr par martelà i rànz) per rifare il "filo" (battitura del ferro rendendolo il più fine possibile, poi si passava la cote (cúd) per affilarlo).  
Misüria: (falce messoria) attrezzo per tagliare a mani cereali, fornito di un manico di legno e lama ricurva d'acciaio. Si usa con una sola mano, mentre l’altra abbraccia in un fascio i cereali da tagliare  (per poi formare dei covoni).  
Misüriœ: simile alla “misüriama più piccolo, lo usavano i bambini al seguito dei grandi per tagliare i foraggi e cereali. 
Pìch: piccone. Attrezzo a mano con ferro a due punte (o punta e zappa) e lungo manico, per cavare minerali, rompere il suolo duro, abbattere i muri, ecc. 
Pórtich: portico ; nelle case rurali, riparo per animali o attrezzi, costituito da un tetto poggiante per pilastri e colonne. 
Rànza: falce per il fieno. Attrezzo per tagliare a mani cereali ed erbe, fornito di un manico e una lama d'acciaio arcuata con costola di rinforzo. 
Ranzótt: falce per tagliare il brugo. 
Rasegúñ:grossa sega. Lunga circa m 1,5 alta cm 20, con grossi denti, e due manici all’estremità che servono per trascinare la lama alternativamente (avanti e indietro) durante il taglio della pianta per opera di due persone. 
Rastèll | Restèll: rastrello. 
Restelúñ: gran rastrello di legno. Solitamente a tre denti, distanti 60÷70 centimetri l'uno dall'altro per seminare granoturco (anche patate o altro). 
Scilória: aratro. 
Sfulcighétt: foraterra; utensile per far buchi nel terreno o per seminare. 
Sidèla dal pózz: secchio del pozzo. In metallo con il fondo non piatto, ma concavo, per facilitare l’immersione nell’acqua del pozzo e il riempimento. 
Sidèla: secchio. 
Sighèzz: roncolo. Coltello da giardinaggio e vendemmia, con lama ricurva e manico pieghevole ; usato anche per togliere la terra dalla zappa e per tagliare il legame ai covoni quando si mettono nella trebbiatrice. 
Sigüréñ: accetta. Arnese con lama tagliente atta a tagliare la legna ; simile alla scure ma più piccola. 
Spiàta: spianatrice. Telaio di legno con bastoncini intrecciati, usato per livellare il terreno. È trainata dal cavallo, guidata dal contadino sopra in piedi.  
Stabièll: porcile. 
Stravachéñ: simile alla carretta, ma più corta e ribaltabile.  
Tajaféñ: taglia fieno. Attrezzo per tagliare il fieno, formato da una robusta lama di ferro tagliente, con manico di legno, si può usare sia con le mani che aiutandosi con un piede, facendo pressione su una staffa posizionata sul ferro tagliente, selezionando in misura voluta la quantità di fieno per il pasto delle bestie.  
Tinivèla: succhiello. Utensile formato da un corpo cilindrico con un’estremità a punta elicoidale, usato per praticare fori nel legno. 
Trèsc: correggiato. Antico strumento formato da due bastoni, uniti da due strisce di cuoio con un perno di collegamento per permettere la rotazione, usato per la trebbiatura a mano dei cereali. 
Truncunèll: sega. Attrezzo per tagliare in due il legno facendovi penetrare con moto alternato o continuo una lama dentata d’acciaio. 
 
 
Documentazione di guida e tassa per conduzione carro (caréta) 
 
     Foglio di marcia per la "caréta" (carro)               Tassa sulla "caréta" (carro) 
                                                       
Accessori inerenti alla “ caréta”. 
Càpi: sponde | gabbie | rastrelliera. Si mettevano solo quando si trasportava roba voluminosa, ma non tanto pesante, foglie ecc. 
Caréta: carro : veicolo a trazione animale, usato per trasporto dai contadini. 
Casétt di atrèzz: cassetto di legno messo sotto il posto di guida, che conteneva attrezzi di lavoro per i campi o per fare piccole riparazioni.  
Cerciúni: cerchi in lamiera che avvolgono le ruote per non consumare il legno. 
Ciùrlu | Ciurlœ, legni diritti e rotondi che si usavano per far scorrere i tronchi senza fare eccessiva fatica durante il carico sul carro. 
Córd: corde. 
Curnóbi: terminali sporgenti del carro che appoggiavano a terra quando si ribaltava il carico.  
Machinèñ | machinèta: cavalletto posto sotto la parte anteriore del carro, per sostenerlo durante un carico senza l’animale. 
Marna: mangiatoia. 
Pertìgh: pertiche; si ponevano sul carico, (quando era troppo alto, sopra le sponde) attraversate da grosse funi, che si tiravano e si fissavano al telaio del carro.  
Rasteléra | Rastaléra: rastrelliera ; sovrastante la mangiatoia, nelle stalle ove si mette il fieno. 
Rœv: ruote. 
Servitúr: puntello attaccato dietro al carro (“caréta”) serve a non far ribaltare il carro durante un carico sbilanciato e senza l’animale. 
Sivèi: cunei per non far uscire le ruote del carro dall’asse portante, si toglievano per ingrassare le ruote. 
Stàngh: stanghe. I due bracci paralleli del carro tra i quali si pone l’animale da tiro. 
Túrnu: legno cilindrico con fori e incastro per mettere in tensione le code di un carico voluminoso, tipo fieno o fascine ecc. 
 
 
Accessori per l 'animale da traino 
 
Àþan: asino.   
Balanzéñ: attacco per attrezzi vari, tipo aratro, erpice, rullo, trascinato dai tiranti collegati al collare dell’animale. 
Bastéñ: basto ; rozza sella imbottita per muli e asini | bardatura delle bestie da soma, per assicurarvi il carico. 
Bœ: bue. 
Bràga: finimento, che dal “ Bastéñ “ bastino passa sotto la coda degli equini, con attaccate due catenine, fissate ai ganci delle stanghe, onde permettere all’animale di far retrocedere il carro.  
Brìa: briglia ; insieme di finimenti con cui si guida il cavallo (testiera, filetto, morso e redini). 
Cadén: catene; sono fissate alle stanghe, e si allacciano alla “culàna” collana per il traino del carro. 
Cavàll: cavallo. 
Cavastrèll: museruola. Riparo in ferro con rete metallica, che si infilava sul muso dei vitelli da latte fino a 60 giorni (prima della macellazione), onde non mangiassero  altro  all’infuori del latte, per far sì che la carne rimanesse pallida.  
Cavèza: cavezza ; finimento per la testa degli equini e dei bovini, per condurli a mano o tenerli legati alla greppia. 
Culàna: collana. Si mette al collo per attaccare i vari accessori.  
Portastàngh: porta stanghe ; si appoggia sul “bastéñ bastino, e s'infila le stanghe. 
Rédin: redine. Ciascuna delle due strisce di cuoio attaccate al morso del cavallo per guidarlo. 
Scüfia: fatta di tela, vi s'infilavano le orecchie dell’animale e si legava sotto il collo, serviva per riparare le orecchie dai moscerini. 
Sótt pànscia: sottopancia ; larga striscia di cuoio o di robusta tela che si collegava tra una stanga e l'atra, passandola sotto la pancia dell'animale per non far ribaltare il carro. 
Tirànt: corde  attaccate al collare dell’animale per trainare il “balanzéñ” . 
Vaca: mucca. 
 
Semina con la "cavàgna" 
La "cavàgna" per semina, è un tipo di cassetta di legno rettangolare, leggermente conica con manico in legno di castagno o salice, si riempiva con sementi specifiche, grano, segale, avena, orzo, miglio ecc. Quando il terreno era già arato e spiattato, si camminava a passo cadenzato con al braccio sinistro la "cavàgna" e con la mano destra ad ogni passo si prendeva una manciata di semenze e la si spargeva a ventaglio.   
 
Tutti i dati inerenti alla: campagna, caréta e animale sopra riportati sono stati cortesemente forniti dal sig. Luigi Parolo (Cleri), che desideriamo ringraziare. 
 
 
Una tiritera che cantavano ai bambini  sulla cavàgna. 
 
La Mariàna la va in capàgna, 
cun la sàpa e la cavàgna, 
cul falcét dadré dal cü, 
la Mariàna la végn ca pü, 
    registrazione vocale 
 
La Marianna va in campagna,  
con la zappa e la cesta, 
con la roncola dietro il culo, 
la Marianna non viene più a casa.